Patologie dei plessi emorroidali
Nel canale anale sono due plessi vascolari venosi chiamati plesso emorroidario interno al di sopra della valvola del Morgagni, e un plesso emorroidario esterno in posizione sottocutanea ai lati dell’orifizio anale.
Quando questi due plessi si dilatano con aumento di tessuto e tumefazione vengono chiamati emorroidi.
Possono dare origine ad infiammazione con fastidi locali, prurito e dolore, fino ad arrivare al restringimento del canale o incontinenza fecale e causare perdite ematiche, dilatazioni e ulcerazioni.
Quadro clinico:
La malattia è molto diffusa nell’occidente industrializzato.
Le cause sono principalmente metaboliche analogamente a quelle delle insufficienze venose e si crea una lassità del tessuto perivascolare dei plessi.
La causa meccanica che predispone al rallentamento del deflusso in questo caso no è la gravità ma di tipo epatico ed intestinale.
Infatti, il plesso emorroidario costituisce un collegamento tra il circolo venoso portale e quello generale, fenomeni di steatosi e di iniziale fibrosi epatica aumentano la pressione portale che si ripercuote fino al plesso emorroidario, analogamente gli stati infiammatori subclinici a livello intestinale si diffondono per via venosa ai plessi emorroidari.
Il sintomo patognomonico e maggiormente presentato è la perdita ematica di sangue vivo in concomitanza delle defecazioni.
Si distinguono in gradi a seconda del grado di protrusione e dal grado di riducibilità della protrusione stessa.
GradoaIterazioni dei plessi emorroidali
Protrusione nella defecazione senza prolasso, continuo senso di ripienezza.
Prolasso con la defecazione e ritorno in sede dopo, prurito e secrezioni.
Prolasso continuo che richiede posizionamento manuale, prurito secrezioni e perdita di feci.
Prolasso non riducibile, tutti i sintomi precedenti più dolore.
La terapia si basa sul mantenimento di feci morbide con adatti lassativi e mucillagini come semi di lino o psillio e dieta ricca di fibre idrosolubili, si manterrà una idonea pulizia con semicupi.
Nei periodi di riacutizzazione son utili antinfiammatori e analgesici locali.
In casi gravi si può ricorrere a trattamenti strumentali chirurgici, laser o crioterapia, sapendo che sono sintomatici e la vera terapia causale è metabolica.
Molto vantaggiosi sono le cure con fitoterapici analogamente all’IVC.
Nella fitoterapia sono conosciute almeno una cinquantina di piante utili per la malattia emorroidaria, di queste sei hanno passato il vaglio clinico-scientifico della Commissione tedesca e sono:
Ippocastano semi, Meliloto sommità fiorite, Rusco radici, Pioppo corteccia, Balsamo del Perù (Myroxylonbalsamum) Amamelide corteccia.
Per le emorroidi risulta particolarmente attiva AMAMELIDE (Hamamelis virginiana) per i suoi tannini svolgono un’azione astringente e tonificante sui plessi emorroidari e per le procianidine, ad azione antinfiammatoria.
Tonifica e protegge le pareti venose e agisce come vasocostrittore e trova impiego nei casi di varici, flebiti e couperose, emorroidi, anche nei disturbi vascolari della menopausa.
Molto utile anche il lattice resinoso del CROTON LECHLERI – albero tipico della foresta amazzonica, chiamato anche “sangue di drago” per il colore rosso-bruno, ha un’azione antiinfiammatoria, cicatrizzante, astringente, emostatica, analgesica, antivirale e antibatterica utile a cicatrizzare le vene sanguinanti anche quelle renitenti.
Strategia curativa dei plessi emorroidali
Controllare sempre l’eventuale presenza di risentimento epatico o intestinale.
Monitorare la sindrome metabolica concomitante (obesità, glicemia, dislipidemia, trigliceridi) con opportuni interventi di contenimento e riduzione della patologia.
Controllare l’alvo ed eliminare la stipsi con Semi di lino.
PER TUTTI: Optare per una Dieta idonea (possibilmente disintossicante), soprattutto a livello degli organi emuntori.
Mantenere per sempre una dieta equilibrata di base con verdure e frutta ricca di flavonoidi (mirtillo, ananas, agrumi, ribes, melograni, castagne, cicoria, rabarbaro).